martedì 20 settembre 2011

Convenienza e limiti delle pompe di calore "Geotermiche"

Ho già scritto a proposito della convenienza economica delle pompe di calore rispetto ai sistemi tradizionali di riscaldamento fissando per l’alloggio una soglia minima di pezzatura sotto la quale  non è conveniente sostituire la classica caldaia a metano con un sistema a pompa di calore.
Di solito si intende per “pompa di calore” il tipo con condensazione ad aria ovvero quelle di uso più comune e facile reperibilità.
La resa delle pompe di calore con condensazione ad aria è però condizionata dala temperatura dell’aria di condensazione.
Le rese sono di solito riferite alle condizioni standard Te = 7°C, Ti= 20°C e variano sensibilmente al decrescere della temperatura dell’aria.
Una buona pompa di calore di costruzione giapponese ha di solito come limite di funzionamento -15°C ma il COP si riduce drasticamente fino all’unità per temperature molto al di sotto dello zero.
Esistono, a patto di avere le condizioni necessarie, delle pompe di calore dette impropriamente  “geotermiche” che utilizzano il terreno, l’acqua di falda o specchi di acqua superficiale (laghi, stagni) come serbatoi termici.
Circa la metà dell’energia solare che raggiunge la Terra viene immagazzinata dal suolo che diventa così un serbatoio energetico di elevata capacità e costanza: la temperatura del suolo, a qualche metro di profondità, rimane in linea di massima invariata nel corso delle stagioni e fa sì che il sottosuolo, le acque sotterranee e quelle superficiali di laghi e stagni siano più caldi dell’aria ambientale in inverno e più freddi invece in estate.

Schema funzionamento pompa di calore
"Geotermica"

Le condizioni termiche che caratterizzano il terreno o i corpi idrici sotterranei e superficiali fanno si che le pompe di calore geotermiche presentino un rendimento più elevato rispetto alle pompe di calore che utilizzano l’aria come sorgente energetica fino a raggiungere con costanza COP superiori a 5.
Ovviamente l’energia geotermica, per poter essere sfruttata, necessita di dispositivi, chiamati connessioni a terra, dedicati allo scambio termico con il sottosuolo o le altre tipologie di serbatoi termici utilizzabili.
Le connessioni a terra possono essere di tipo orizzontale o verticale.
Si tratta in entrambi i casi di un circuito chiuso di tubi in tecnopolimero in cui circola una miscela di acqua e liquido incongelabile con la sola funzione di trasferimento del calore.
Per una stima assolutamente di larga massima, i sistemi orizzontali prevedono uno sbancamento della profondità da 1 a 2 metri e di area pari a 3-3.5 volte l’area da climatizzare o di circa 35-55 m di lunghezza per kW di potenza termica dell’impianto; i sistemi verticali prevedono delle perforazioni profonde in ragione, sempre per una stima di larga massima, di 15/25 metri di profondità per kW di potenza termica.
Le tubazioni dei sistemi orizzontali vengono semplicemente ricoperte con le semplici accortezze di coibentare accuratamente i tratti superficiali e di lasciare l’area interessata a prato evitando alberi e cespugli.
Sistemi di scambio orizzontali
Per evitare interferenze termiche le varie “trincee” devono essere distanziate di circa 7 metri.
Possono essere realizzate svariate configurazioni: a singolo tubo, a tubi multipli, con tubi a spirale o a canestro.
Ovviamente all’aumentare del numero di tubi ubicati nella stessa trincea aumentano le
dimensioni dello scavo però si riduce l’estensione superficiale complessiva dell’impianto.
Lo scambiatore a spirale comporta, a parità di prestazione, il minor consumo di suolo ma
richiede una maggior estensione complessiva di tubazioni e di conseguenza un costo maggiore.
Nei sistemi verticali si realizzano perforazioni del diametro di 15-25 cm distanziate di 7-8 metri per evitare interferenze termiche in cui vengono messe a dimora tubazioni a U connesse, in serie o in parallelo, con i circuiti di mandata e ritorno del circuito di “condensazione” della pompa di calore.
Deve sempre essere particolarmente curata la coibentazione dei tratti superficiali di tubazione.
Utilizzando acqua di falda come sorgente di energia termica questa viene direttamente utilizzata – qualora l’acqua abbia le condizioni di pulizia e di durezza adatte - o, molto più correttamente,utilizzando uno scambiatore intermedio.

Sistema di scambio a media profondità

In pratica si realizzano pozzi, alimentati dalla falda, da cui l’acqua viene prelevata ed inviata allo scambiatore connesso con la pompa di calore, per poi essere pompata
nuovamente in falda o utilizzando un pozzo diverso da quello di prelievo o, nel caso venga utilizzato lo stesso pozzo pompando l’acqua di ritorno in superficie mentre quella di alimentazione viene prelevata dal fondo.
Gli scambiatori intermedi sono assolutamente necessari nel caso si utilizzi acqua di laghi o stagni che possono avere condizioni chimiche o di pulizia incompatibili con gli scambiatori delle pompe di calore geotermiche.
Le pompe di calore geotermiche rappresentano una valida alternativa ai sistemi tradizionali ma sono limitate, al contrario di quelle con condensazione ad aria, nelle applicazioni possibili.
Dalla loro hanno grande costanza di rendimento, ingombri interni limitati, assoluta silenziosità e assenza di condensatori esterni.
Come tutte le pompe di calore anche quelle geotermiche il limite di funzionamento in regime invernale e di 50-55°C per cui l’impianto deve essere dimensionato per funzionare a bassa temperatura.
Per questo motivo gli impianti esistenti devono essere verificati e eventualmente adeguati.
La conversione purtroppo non è sempre possibile senza interventi che prevedano opere edili anche importanti.





Le immagini sono tratte da http://www.caleffi.it/

lunedì 12 settembre 2011

Impianto di climatizzazione di un complesso sportivo in Campania

Il progetto dell’impianto è stato commissionato da una Impresa generale che non si è poi aggiudicata l’appalto del complesso sportivo che comprendeva una piscina, i servizi annessi e un bar al pianterreno e un centro benessere al primo piano.
Architettonici edificio
Tutti gli impianti sono stati previsti al piano seminterrato ad esclusione della Centrale termica che avrebbe dovuto essere installata in un edificio separato per permettere l’accesso ai Vigili del Fuoco.
Era stata prevista l’installazione in parallelo di due generatori di calore del tipo in acciaio ad alto rendimento alimentati a gas metano (buciatori a doppio stadio) della potenzialità termica di 450 kW cadauno.
I gruppi termici alimentavano lo scambiatore per il riscaldamento della piscina (previsto a fascio tubiero dal progettista dell’impianto specifico della piscina), i boiler ad accumulo per l’ ACS e gli impianti di riscaldamento al piano terra e al primo piano.

Schema generale impianto idraulico
Schema collegamento pannelli solari
Una superficie di circa 50 mq. di pannelli solari del tipo a svuotamento integravano il sistema di riscaldamento dell’ACS.
Non è stato possibile prevedere l’installazione di un numero maggiore di pannelli per motivi di ordine architettonico.
Non è stata prevista l’installazione di pompe di calore sia perchè il complesso avrebbe avuto un funzionamento prevalentemente invernale data la sua vicinanza al mare della costiera amalfitana sia per problemi tecnici del fornitore dell’energia elettrica.
Un solo chiller di potenza relativamente modesta (130 kW) avrebbe alimentato gli elementi terminali ventilconvettivi posti al primo piano dell’edificio e le batterie fredde delle UTA a servizio dei vari piani (ad esclusione del locale piscina).
Il circuito idraulico delle UTA era separato da quello degli elementi terminali per poter permettere il funzionamento contemporaneo e consentire un minimo di controllo delle condizioni igrometriche dell’aria di rinnovo pur in assenza di una batteria di postriscaldamento.
A servizio del locale piscina era stata prevista l’installazione di una UTA a tutt’aria esterna e dotata di recupero del calore e di serranda di by pass della portata di 32000 mc/h (n. 8 tratt./ora).
Aeraulico piano seminterrato
Aeraulico e idraulico piano terreno
Aeraulico e idraulico primo piano
Un sistema di regolazione con comparazione entalpica avrebbe gestito e ottimizzato il funzionamento della UTA agendo sui servomotori delle serrande e la valvola a tre vie.
Il sistema di distribuzione dell’aria era stato previsto realizzato con tubazioni a sezione circolare in lamiera di acciaio inox A316 interrata per il collettore principale e aerea per le diramazioni.
Tale tipologia era stata espressamente richiesta dall’Impresa generale che produce condotte di questo tipo.
Assonometrico impianto aeraulico
La distribuzione era affidata a bocchette di mandata a doppio ordine di alettatura regolabile realizzate in acciaio inox.
La realizzazione della canalizzazione di ripresa era invece prevista in cls e ricavata nel materiale di riporto posto ai margini della vasca e le bocchette di ripresa erano previste come disposte sui due lati lunghi della vasca e a filo pavimento al fine di minimizzare l’effetto “nebbia bassa”.
Al piano seminterrato era prevista l’installazione delle UTA a servizio dei vari piani.
Le UTA a servizio del piano terreno erano previste del tipo con recupero del calore mentre quella a servizio del primo piano era prevista senza tale dispositivo in quanto non necessario per richiesta specifica del fornitore delle attrezzature e apparecchiature per il fitness poste a tale piano.
In sostanza le UTA provvedevano al solo ricambio d’aria mentre il riscaldamento era fornito da elementi radianti al pianterreno e da elementi ventilconvettivi al primo piano.